L'AMORE AL TEMPO DELLA RUOTA DI SCORTA


Immaginate di essere innamorati di una strafiga. Fatto? Bene.
Immaginate, orbene, di non essere esattamente la fotocopia di Johnny Depp. Non dovrebbe esservi difficile.
Arrivati a questo punto facciamo che diventate il di-lei migliore amico solo per poterle stare vicino. E che, ogni volta che il manzo che-non-siete-voi-che-vive-al-centro-dei-di-lei-pensieri le gioca un tiro mancino, lei vi ammorbi con le sue pene d'amor perdute. E che, quando questa situazione si verifichi nei giorni dispari dei mesi pari, sia solita darvela. Può accadere per sfizio, per non lasciare il suo frutto inutilizzato troppo tempo, perché ha il cervello che ha. Non è importante.
Ora avete un perfetto quadro della situazione e, nel peggiore dei casi (potete maledirmi se lo ritenete opportuno), qualche brutto ricordo pre-durante-post adolescenziale tornato a far capolino in questo ultimo squarcio d'autunno.
Va da sé che un paio di domande sorgono spontanee:
1) Dove viene generalmente inserito l'essere sopracitato nella scala sociale?
2) Con quale locuzione viene identificato?
Potrebbe sembrare facile rispondere allo stesso modo ad ambo le domande, ma una visione più intrinseca della situazione porta, con ragionevole esattezza, a dare due risposte differenti.

1) Prendiamo in prestito la scala gerarchica comunemente usata dal sistema feudale.
- Governante, quasi sempre un re o un nobile di alto rango, ma anche un'alta carica religiosa;
- Vassalli, solitamente nobili di medio rango;
- Valvassori, solitamente nobili di medio-piccolo rango;
- Valvassini, valvassori di statura bassa e corporatura tozza;
- Contadini liberi, beati loro;
- Servi della gleba, ultimo step che raggiunge l'essere umano prima di trasformarsi in Ciellino.
Appare lampante la categoria a cui appartiene il voi stesso che avete immaginato:


2) La risposta sorge spontanea ed è 'Ruota di scorta'. Elio ci ha ben chiarificato cosa sia il 'Servo della gleba', ma ancora poco si conosce della 'Ruota di scorta'. Provo a darne una definizione mia: "In una coppia, trattasi di persona esterna alla stessa che assume il ruolo di terzo incomodo specie dal punto di vista sessuale". Semplice, lampante e un poco lapalissiano. Certo se chiediamo ad Anna Bolena, prima 'ruota di scorta' di cui ci siano arrivate testimonianze certe, può facilmente essere che la veda in maniera differente. Vado quindi ad abbeverarmi alla sacra fonte di Wikipedia che ci dice 'La ruota di scorta è una ruota supplementare, normalmente non utilizzata, utile per l'eventuale sostituzione in caso di foratura delle ruote usate normalmente' ma non è esattamente ciò che stavo cercando. Colto dallo sconforto scrivo a Wikipedia, facendo presente che utilizzare 'normalmente' due volte nello stesso periodo è una cosa ridondante. Fatto ciò mi trovo, volente o nolente, a cercare nella letteratura del web una qualche sfumatura, un qualche aiuto che suffraghi la mia ipotesi. Ed invece cosa trovo? L'aggancio perfetto che causa l'esplosione da cui nasce l'idea per questo articolo.

The Baby-Faced Assassin

Il regolamento del giuoco del calcio subisce, dopo i mondiali del 1966 giocati in Inghilterra, la modifica più pesante del ventesimo secolo: l'IFAB (il papà dell'attuale International Board) introduce le sostituzioni, in numero massimo di due. Tutto ciò accade anche per le pressioni della federazione italiana che aveva visto la propria nazionale uscire ignominiosamente proprio dal mondiale inglese per mano della Corea del Nord. Il perché di queste pressioni? Innanzitutto l'infortunio (rottura della tibia, se non ricordo male) di Giacomo Bulgarelli che costrinse l'Italia a giocare in dieci buona parte dell'incontro e poi il sospetto che i coreani, forti del fatto che "i musi gialli si somigliano tutti (cit.)", avessero cambiato più di mezza squadra durante l'intervallo. C'è anche da dire che forse, se Gigi Meroni avesse avuto più minutaggio, staremmo a parlare di un altro mondiale... Ma tant'è.
 In ogni caso sette anni dopo il 1966 nasce a Kristiansund, in Norvegia, colui che su questa modifica ha costruito una fulgida carriera ricca di trofei e soddisfazioni.


Il ragazzino nella foto tira i primi calci nella formazione della sua città natale e passa, nel 1995, al Molde, squadra mediocre del campionato norvegese. Nella sua prima stagione realizza venti goals e porta il Molde al secondo posto, risultato mai raggiunto prima dalla compagine biancoblu.
Nel frattempo in Inghilterra... Estate del 1996: Alan Shearer decide che il suo tempo a Blackburn è scaduto. Scatta così un'asta milionaria per accaparrarsi il secondo miglior centravanti della storia inglese. Che non vi venga mica in mente di metterlo sullo stesso piano o addirittura su un piano più alto di Gary Lineker... Andremmo a chiacchiere immediatamente!!
Anyway le grandi d'oltremanica cercano, a colpi di rialzi, di acquistare il buon Alan e alla fine della fiera restano in corsa Manchester United e Newcastle United. I "bookies" quotano il passaggio alla corte di Alex Ferguson poco più di uno e la stampa aspetta solo l'ufficialità per vestire di rosso il biondo, ma probabilmente non avevano buttato l'occhio sulla carta d'identità del ragazzo. Alan Shearer, infatti, nasce e tira i primi calci (venendo scartato, beninteso) nel Newcastle United. Quindi tutti buggerati, con i Magpies che si garantiscono (per la modica cifra di 15 milioni di sterline) i servigi del figliol prodigo. Se pensate che a questo punto il buon Ferguson sia andato in menata, siete fuori strada. Il vecchio Alex aveva già messo gli occhi su un promettente ragazzo norvegese, mortifero ed educato. Nell'indifferenza dei Bargiggia e dei Varriale inglesi, Ole Gunnar Solskjaer approda nella piovosa Manchester alla corte dei Diavoli Rossi per scrivere la sua storia e non solo.
25 agosto 1996: Ole, indossando la casacca numero 20, fa il suo esordio con la casacca dello United contro il Blackburn. Ovviamente subentra a partita in corso e, dopo 240 secondi, segna. È infatti sua la rete del 2-2 finale. Gli attaccanti titolari, anzi 'titolarissimi' per dirla alla 'piangina Mazzarri', sono Eric Cantona ed Andy Cole. Non verranno mai messi in discussione, ma quando le cose non si mettono bene ecco apparire dalla foschia tipica dei fiordi norvegesi, il musetto di Ole Gunnar. 18 gol e titolo inglese in cascina al primo anno. Non male, direi. Ferguson lo adora perchè "quando è seduto studia gli avversari e sa già come fargli male" e perché accetta le gerarchie. Detta così sembra che Solskjaer sia un minchia che accetta qualsiasi cosa, ma non è così. Ole è orgoglioso e lavora per farsi trovare sempre pronto. Certo è che se i tuoi compagni di reparto sono (in ordine non necessariamente cronologico) Dwight Yorke, Andy Cole, Eric Cantona, Ruud Van Nistelrooy, Ryan Giggs, Diego Forlan, Wayne Rooney ti devi adattare a tenere qualche volta il culo attaccato alla panchina. Ma c'è chi si lamenta e si fa cedere ad un Birmingham qualunque e c'è chi, come Ole, tiene botta e conscio delle proprie potenzialità la fa vedere a tutti. Chiedere, nella stagione 1998-99, ai portacolori del Nottingham Forest punturati 4 volte. Entrando dalla panchina, ovvio.


C'è chi si può fregiare del record di presenze con la maglia del Manchester United, chi di gol segnati, chi di assist, chi di trofei... E c'è chi può vantare il record di gol da subentrato nella storia del glorioso club inglese. Ovviamente stiamo parlando del buon Solskjaer che per 29 volte ha timbrato il cartellino alzandosi dalla panchina. I freddi numeri, a mio parere, non rendono appieno la grandezza di chi entra durante un match e lo volge a proprio favore. Segnare da new-entry è sintomo di intelligenza, capacità di adattamento, classe, fantasia, spirito di autoconservazione. C'è voglia di rivalsa, ottimismo, onestà nell'ammettere che probabilmente non si è il miglior prodotto sulla piazza ma che la la propria porca figura la si può sempre fare. E, a volerla dire tutta, c'è occhio. Sapere dove andare, cosa fare, trovarsi nel posto giusto nel giusto momento. E sfruttarlo, che molto probabilmente non ne arriveranno degli altri. Altrimenti si rischia di vivere esclusivamente di rimpianti e di parole andate a male.


Barcelona, Stadio Camp Nou. 26 maggio 1999, ore 22:21
Davanti a più di novantamila persone si sta giocando la finale della Uefa Champions League 1998-1999. In campo sono in 22, equamente divisi in due fazioni da 11 ciascuna. Manchester United vs Bayern Monaco. Due squadre che sono già da tempo nell'olimpo di club più titolati e più affascinanti d'Europa; tanto per gradire in campo ci sono 4 titoli continentali: 3 per i bavaresi, uno per gli inglesi. I Diavoli Rossi sono sotto di un gol maturato nel principio di partita. Dopo appena cinque minuti, infatti, Mario Basler, con la generosa complicità del capitano di serata Peter Schmeichel, aveva indovinato l'angolo giusto su calcio di punizione. Sarebbe stato lecito aspettarsi una rezione degli uomini dell'eterno Sir Alex Ferguson ed invece i panzer bavaresi, forti dell'inerzia e del loro gioco semplice ed efficace, continuarono imperterriti a macinare gli inermi ed inebetiti 'Red Devils'. Tra le occasioni divorate dai bavaresi, che avrebbero potuto chiudere l'incontro ben prima dei canonici 90', due sono da T.S.O.: il palo clamoroso colpito da Scholl con un elegante pallonetto e la traversa centrata in rovesciata da quell'idolo di Carsten Jancker. Ma palo (o traversa) non è gol e quindi si arriva al minuto ottantuno con il Bayern ancora in vantaggio di una sola rete. Negli stessi istanti dalla panchina, come sua consuetudine, si prepara ad entrare Ole Gunnar Solskjaer. E' l'ultimo all-in che può tentare il-non-ancora-Sir Alex Ferguson per raddrizzare un match che pare già segnato. L'attaccante norvegese, con quella faccia pulita con cui cammina per strada mangiando una mela coi libri di scuola, si mette a spingere sulla destra come un invasato mettendo alle corde la retroguardia bavarese. Retroguardia che, pochi secondi prima dell'ingresso di Ole, non può più contare sul carisma e sull'esperienza di Lothar Matthaus appena sostituito per concedergli la meritata standing-ovation. Un eccesso di confidenza che a posteriori si può definire suicida. Kouffur, Tarnat e Fink provano a contenere il norvegese in qualche maniera, ma la pressione dello United aumenta minuto dopo minuto. Così, dopo che l'arbitro Pierluigi Collina ha assegnato 3 minuti di recupero, Ole guadagna un calcio d'angolo. Tutto lo United, Schmeichel compreso, si riversa 'in the box' nella speranza di trasformare in rete il pallone calciato da David Beckham. Cross in direzione del portiere danese che, con un'elevazione degna di un ciccio-panza qualsiasi, manca il pallone che viene messo fuori area in qualche modo dalla difesa tedesca. Non un gran disimpegno perchè la sfera finisce nei piedi di Ryan Giggs che, però, la sciabatta miseramente verso la porta difesa da Oliver Kahn. Nessuno però ha fatto i conti con Teddy Sheringham (anch'egli subentrato a partita in corso) che, dimenticato nell'area come un ombrello in metropolitana, raccoglie l'innocuo tiro del gallese e giustizia i bavaresi: 1-1. Scoppia il delirio nel settore riservato agli inglesi e nella panchina dello United. Tutti corrono all'impazzata abbracciando qualunque cosa capiti loro a tiro. Perfino Ferguson esulta scomposto e c'è chi giura che l'emozione sia stata talmente grande da fargli perdere il tradizionale rossore al naso. Cose dell'altro mondo! I restanti due minuti di recupero apparivano pura accademia nell'attesa dei tempi supplementari, ma le apparenze spesso ingannano (come disse quello che limonò una donna con il pomo d'adamo). Così gli intontiti bavaresi, sotto il tambureggiante pressing di Solskjaer, smarronano un comodo disipegno e regalano un altro corner al Manchester United. Stavolta Schmeichel non lascia la sua porta, ma la densità umana all'interno dell'area tedesca rimane comunque a livelli di guardia. Beckham la mette di nuovo 'in the box', Sheringham prolunga e Ole Gunnar piazza la zampata vincente: game, set, match. 2-1 e coppa dalle grandi orecchie che può tornare a prendere un pò d'acqua in quel di Manchester dopo la bellezza di 31 anni.


Negli anni a venire Solskjaer guadagna minutaggio e cambia la sua posizione sul terreno di gioco, diventando alla bisogna ala destra nel tentativo di non far rimpiangere l'infortunato David Beckham. Ci riesce degnamente e, quando lo 'Spice-boy' viene ceduto alla Casa Blanca (nell'anno 2003)  sembra che per il norvegese si spalanchino le porte della titolarità. Invece, contro i greci del Panathinaikos, il ginocchio del nostro eroe salta di brutto e, a parte qualche apparizione di fine stagione tutto è da rifare. In agosto si opera, ma il Manchester non può aspettarlo.
Quando sembra che le riabilitazioni siano concluse Ole si frattura lo zigomo contro il Middlesbrough ma riesce a rientrare e a segnare con continuità. Nell'inverno del 2006 il ginocchio operato lo tormenta e lo costringe di nuovo sotto i ferri. Da qui in poi le apparizioni diventano sempre più sporadiche e il canto del cigno, standing-ovation per la sua magnifica carriera ad Old Trafford inclusa, si celebra il 2 agosto 2008.


Che siate titolari, titolarissimi, ruote di scorta o panchinari fissi vi lascio con quattro dogmi che vi aiuteranno a non complicarvi il pane più del dovuto:
- la vita è una cosa meravigliosa;
- il mondo è grande;
- dio esiste;
- listen to Motorhead.

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