THE BEST PSYCHO SINCE HITCHCOCK

FELLATIO BENEVOLENTIAE

Certo saprete, e se non lo sapete ve ne metto repentinamente al corrente, del fatto che io e il mio compagno di sventura abbiamo consegnato all'insigne Avvocato Federico Buffa alcuni articoli degli 11 Illustri Sconosciuti affinché li leggesse e, qualora li trovasse di suo gusto, ci contattasse per fare una partita a chiacchiere. 
Per info sulla serata di Fiorano, leggere qui.


Ebbene, notizia successiva alla serata del rendev-vous, il miglior storyteller italiano rilascia un comunicato stampa nel quale annuncia che non commenterà più le partite NBA in quanto la dirigenza di Sky Sport ha preferito dirottarlo sul Mondiale di calcio, occasione unica per un giornalista sportivo da cogliere come la manna dal cielo. Tuttavia, a parte significare la disperazione dei suoi followers, questa notizia fortunatamente comporta anche una cosa buona e giusta, ossia che Buffa sciorinerà aneddoti e racconti sui Mondiali e relativi protagonisti come se non ci fosse un domani, facendosi FINALMENTE conoscere anche al grande pubblico e riducendo a più miti consigli -mi auguro vivamente siano quelli "per gli acquisti" e nulla più- tutti i sedicenti esperti di Sky Calcio, tipo Massimo Mauro.

Ecco, nel caso l'Avvocato ci leggesse (ha le nostre referenze e i nostri contatti), volevo approfittarne con un articolo di genere, a mo' di captatio benevolentiae o, come si era soliti dire al Liceo: fellatio benevolentiae.


IT'S THE END OF THE WORLD AS WE KNOW IT


Magari è un caso, magari no, ma ancora una volta l'epicentro della storia che vado a raccontarvi è San Marino, luogo ormai topico degli 11 Illustri Sconosciuti. 
Siamo nell'anno del Signore 1993 e cade il 17 Novembre, per cui ricorre il ventennale proprio in questi giorni, e a Bologna si disputa San Marino-Inghilterra, valevole per le qualificazioni ai Mondiali ammerreggani del 1994. 
Perché possano accedere alle fasi finali del Torneo, ai Tre Leoni di Her Majesty deve dir bene una combinazione non così semplice di risultati, ovvero vincere con almeno sette reti di scarto contro la rappresentativa del Titano (facile) e augurarsi che l'Olanda, concorrente diretta al passaggio del turno, perda a Poznan contro i padroni di casa della Polonia (meno facile). Qualora i due eventi non si verifichino in sincrono, l'Inghilterra volterebbe i piedi all'uscio, come solo un'altra volta era successo nella sua storia. Quando? Dovreste saperlo, bestie.

Comunque sia: ready steady go, Capitan Bonini (proprio lui, il centrocampista biondo di Juve e Bologna) dà il via alle danze, palla a Bacciocchi, lancio filtrante e sulla scena si inserisce un buon samaritano che, invece che proteggere la sfera o accompagnarla con sicumera al portiere Seaman, inventa un retropassaggio che diventa facile preda dell'animale col sangue più freddo di tutta la millenaria storia repubblicana di San Marino, l'uomo giusto al momento giusto, l'attaccante baciato dalla grazia Davide Gualtieri, che raccoglie il pallone e lo insacca nella rete inglese.
Ocio però perché tutto questo avviene in un tempo inferiore rispetto a quello che voi avete impiegato a leggere la mia descrizione del gol: 8 secondi e 3 decimi, 'na roba che, come direbbe Diego Abatantuono:"Non zo ze mi spieco"

Per farvi capire la velocità della giocata, non posso mettere altro che un fermo immagine di quel gol perché non esistono foto. Qui il video.

Per San Marino è un gol storico, segnato contro una nazionale blasonata come quella inglese, per di più a tempo di record; per l'Inghilterra è invece, come avrebbe titolato il Mirror il giorno successivo alla partita:"The end of the world" perché sì, dopo questo regalo iniziale, i ragazzi della Regina decidono di far brutto e buttano sette palloni dentro la porta avversaria, ma ormai è come mettere un cerotto su una gamba di legno, non serve a niente. 
Avete presente le c.d.e della qualificazione, ecco: non solo l'Olanda di Koeman ha liquidato la Polonia per 3 a 1, ma i Three Lions non hanno nemmeno vinto con i sette gol di scarto che occorrevano per poter sperare in una fortunata combination. Morale della favola: l'Inghilterra non parteciperà a USA'94.
È andato tutto a carte quarantotto e, un po' per tacere della vittoria degli Orange ma soprattutto per non sminuire il fascino di questa storia, la colpa è di Davide Gualtieri. O meglio: il merito è di Davide Gualtieri, perché la colpa non è sua, "the guilty" è lo sciagurato difensore inglese che con un retropassaggio che più di definire "vacanziero" non si può fare, ha lanciato l'attaccante sammarinese verso la leggenda.

Nineties, so nineties

La storia di Davide Gualtieri è raccontata in diversi blog e svariati siti, a San Marino la gente gli chiede ancora l'autografo, e in Galles, Scozia ed Irlanda era diventato -ed è tuttora- idolo internazional-popolare, tant'è che al tempo venne addirittura realizzata la t-shirt "Gualtieri 8 seconds", letteralmente andata a ruba. Vi consiglio la visione di questo video (a mia volta suggeritomi dal buon Fabin), in cui l’attuale informatico di San Marino racconta il suo momento di gloria.

senza canappa, il simpatico Davide

Io però voglio parlare dell'altra faccia della luna, del "guilty" Stuart Pearce e del difficile amore tra lui e i Mondiali di calcio, per cui necessita fare qualche passo indietro.

anvedi che bellezza


TRE ANNI PRIMA

Italia'90, semifinale: Inghilterra gegen Nazis.
Dopo aver faticato a superare la fase a gruppi, la Germania Ovest, da sempre Nazionale refrattaria all'uscita anzitempo di scena, di riffa o di raffa si ritrova per la centoquarantacinquesima volta a giocarsi l'ingresso in finale. Dall'altra parte ci sono i Tre Leoni che, con usta e di misura, hanno eliminato tutti gli avversari che si son fatti sotto. Nonostante i risultati non straordinari è un'Inghilterra insolitamente bella, più grezza di quelle che sarebbero venute dopo ma con un 'heart and soul' che ai sudditi di Sua Maestà ricordano quella del'66.

Immagini così si vedono solo nella pagina di "Foto imbarazzanti feste"
Tra l'altro quello vestito da portiere è mio nonno

Ma veniamo al match.
I tempi regolamentari raccontano di uno sbiadito 1 a 1, mentre i supplementari non danno altra notizia che di due legni, uno a testa, indi per cui: rigorata. A sbagliare per gli inglesi, oltre Waddle, è il difensore con il numero 3, Stuart Pearce, e chi sennò? l'ex-elettricista detto "Psycho" che nel dopo lavoro gioca come terzino nel Nottingham Forest e a dirla tutta non lo fa nemmeno male. 

Gnint da fer, Stuart.

Stuart è un personaggio pittoresco, tanto schivo fuori dal campo quanto impulsivo e irascibile sul terreno di gioco: uno cui è facile venga la mosca al naso, come avrebbe detto mio nonno, i cui primi anni di attività vengono ricordati così su più di un sito: "full-blooded days". Da questo, ovviamente, il soprannome "Psycho".
Carismatico oltre ogni dire, Roy Keane (non proprio il figlio della portinaia) lo ha definito come:"Un uomo in mezzo a dei bambini", tanto per rendere l'idea dell'aura di autorità che lo circondava nello spogliatoio e da cui sicuramente deve aver preso spunto. 
Sul campo è un più che discreto difensore, ma ciò che lo rende speciale è la generosità agonistica. Ne ho letto una brillante definizione in lingua, che tradotta in italiano suona più o meno così:"Vorrei dire che indossa il cuore sulla maglietta, ma non posso, perché le maniche corte che porta col sole o con la pioggia, quasi siano il suo segno distintivo, rendono la maglietta stessa troppo corta per contenerlo tutto". 

Gli sta dicendo:Tirati su, merda".

Tornando bruscamente a noi, i bianchi di Inghilterra salutano il Bel Paese e tornano oltremanica. Due sono le foto che appendono al muro dei ricordi: le lacrime di Gazza e il penalty sbagliato di Pearce.



UN AMORE MANCATO

Il destino però dà sempre una seconda possibilità. Stuart e i Mondiali si ritrovano a Bologna, una fredda sera d'autunno che, come abbiamo letto duemila righe sopra, fa da preludio ad una notte senza luna. Certo, non che Pearce si presenti bene all'appuntamento, ma del resto è comprensibile, non è esattamente "lui... garofano rosse e parole, una vecchia cabriolet", anzi, è diventato più brutto dei debiti e ha il ghigno del cane che "esce pazzo". Insomma: non era stato love at first sight tre anni prima, non era scoccata la scintilla ora. Il pretendente è rifiutato e la situazione sentimentale su facebook viene aggiornata in "davo solo un'occhiata".
Il povero Stuart se ne va da Bologna con il cuore in fondo al pozzo, senza nemmeno aver strappato alla dama ambita un piatto di tortellini, questa volta ritorna in patria atteso dal capestro accusatorio della stampa, pronto ad essere giudicato come il bandolero che ha spedito in soffitta tutte le ambizioni mondiali inglesi, non è più lo sfortunato eroe di Italia'90.

E ora una canzone triste che renda l'idea.



IL MIGLIOR PSYCHO DAI TEMPI DI HITCHCOCK

Tutto il peggio possiamo dire degli inglesi, ma non che non siano furbi.
All'inizio degli anni'90, ormai fuori dai processi europei che avevano condannato i club d'Albione all'autarchia e avevano loro impedito di prendere parte alle competizioni continentali, la F.A. sa di poter contare su un buon numero di giocatori più che discreti ma cui manca quel quid per permettere al proprio paese di tornare in auge.
Quale miglior occasione se non l'organizzazione degli Europei di calcio?


I Tre Leoni passano agilmente il proprio girone e approdano ai quarti contro la Spagna.
Dopo 90 minuti la conta delle reti è ancora ferma a 0 e dopo altri 30 il risultato non cambia.
Ancora una volta si va ai rigori.

Potrei scrivere di questo filmato per almeno quattro fogli di word e quindici schermate di blog, ma sarebbe superfluo. L'unica cosa che mi sento di dire è che sono poche le cose che mi hanno trasmesso così tanta carica, ma roba che prenderei la macchina e, full gas, mi lancerei di notte lungo una strada qualsiasi, con la musica a tutto volume e i finestrini abbassati.
Poi vabbè, mi ricordo di avere una Panda, e capisco di dover cambiare paragone.


A Pearce tocca il terzo rigore, come noto non proprio il più frivolo dei cinque previsti.
In quel tiro c'è tutta la frustrazione che Stuart ha accumulato da Italia'90 a quel momento, passando pure dal retropassaggio omicida contro San Marino.
La palla va dentro, un istante di quiete, la realizzazione consapevole di aver cacciato via i propri demoni, poi lo sfogo verso la folla, una serie di “Come on!” e “Fuck” a bocca spalancata, da insegnare nelle scuole calcio di tutto il pianeta. 
Una scena degna del suo personaggio ma soprattutto del suo soprannome: Psycho, sicuramente quello migliore, dai tempi di Hitchcock.


Quest'immagine è entrata a far parte dell'iconografia calcistica inglese, e a buon diritto, credo ne conveniate.

Certo però che è strana, la storia di Stuart Pearce.
Dopo un amore mai sbocciato con i Mondiali, s'è ritrovato costretto a cantarne l'assenza per tutta la carriera, confinato in un cono d'ombra quasi fosse vittima di una maledizione: mai 'na gioia. Poi la rivincita, quella dell'eroe perdente, seppur in una competizione di lignaggio inferiore, ma dal sapore più intenso, più genuino, proprio a Londra, at home: un miracolo a km zero, non la conquista della donna più bella, ma di quella amata, la confessione di tutto il proprio amore verso l'Inghilterra.

Chiedete a qualsiasi inglese quale sia il miglior giocatore ad aver indossato la maglia bianca dei Tre Leoni. Vi risponderanno Rooney, Lampard, Lineker, Bobby Charlton, Bobby Moore...
Ma credo che molti, nonostante tutti i nonostante, diranno Stuart Pearce, perché quando esulti così, fa lo stesso se non sei il migliore: è la tua esultanza che è la migliore che si sia mai vista.
E lo è per tutte le ragioni di cui abbiamo parlato.

Qu'est-ce que c'est
fa fa fa fafafafaaaa!!!


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